Monica Arena: Danza Classica con Sudore, Dedizione e Amore
La maestra Monica Arena ha iniziato a ballare da piccolissima e ancora oggi, dopo tanti anni di carriera, si definisce innamorata della Danza Classica. Ecco cosa ci ha raccontato della sua esperienza di ballerina e insegnante.
D: Ciao Monica. Quando e come è iniziata la tua passione per la danza e perchè hai scelto proprio la danza classica?
R: Ciao Irene, il mio percorso è iniziato all’età di 3 anni. Il mio amore per la danza classica è ed è stato profondo fin dall’ inizio. Quando in tv vedevo tutte quelle ballerine danzare avvolte da nuvole di tutù, leggere, eleganti, mi dicevo: “anche io voglio diventare così “. Quando approdai nella scuola di danza diretta da Franca Bartolomei e Rina Bandieramonte, il mio insegnante Flavio Bennati (oggi coreografo al centro ials di Roma) consigliò a mia madre di attendere almeno un anno. Compiuti finalmente i 4 anni, ebbe inizio il mio percorso fatto di sudore, dedizione e amore. Crescendo ho potuto conoscere e studiare con Maestri di fama nazionale ed internazionale (per citarne alcuni: Anton kalinov, coreografo e fondatore della compagnia kalin dance company; Stephan Fant; fondatore dell’ accademia di danza di Lione; Micha van Hoecke, coreografo e danzatore).
D: Ci sono ballerini celebri a cui ti sei ispirata durante la tua carriera e specialmente nei primi anni di studio?
R: Il mio idolo è stata Heather Parisi, ma le mie preferite sono Ossipova e Plisetzkaja.
D: Si dice sempre che un ballerino di danza classica deve avere disciplina. Quali altre qualità deve avere secondo te il “ballerino classico ideale”?
R: La danza classica è la disciplina madre di tutte le danze: per le regole che essa impone è come se ci si trovasse in un regime militare! Ci sono diversi metodi di insegnamento, ma i principi cardine restano invariati. Le qualità, diciamo supplementari, possono essere le doti fisiche.In realtà per me il ballerino ideale è un insieme di costanza e dedizione, poi arriva tutto il resto.
D: In che misura le doti fisiche influenzano le capacità o la possibilità di farcela per un ballerino classico?
R: Le doti fisiche, come ti dicevo, sono la prima cosa che si guarda. Ogni ballerino (compreso i miei ragazzi) ha il suo punto debole e di forza. C’è chi già è nato talentato con tutte le cose al posto giusto, quindi diciamo che l’ ingresso è più facilitato. Ma c’è sempre l’eccezione.
D:Parliamo delle tue allieve della Universe Dance di Misterbianco: come definiresti la tua classe? Che rapporto hai instaurato con loro e cosa esigi da loro come allievi?
R: Ci tengo a sottolineare che io considero Universe Dance un grande porto di talenti e Lisa, la direttrice artistica, una grande Donna meravigliosa. Quello che insegno a i miei allievi, oltre la disciplina, è di combattere per le loro scelte, di superare i propri limiti. Pretendo rispetto delle regole, che non si limitano solo alla sala, ma saranno anche strumento nella vita quotidiana. Voglio che mi vedano come una seconda mamma, li bacchetto e li coccolo esattamente come fa una mamma. I loro problemi diventano anche i miei e; scusa la ripetizione; come una mamma li sostengo e do loro amore.
D: Secondo te in che modo la danza classica può contribuire alla definizione della personalità dei tuoi piccoli allievi?
R: Vedi, la danza, soprattutto quella classica, non è né uno sport né una disciplina adatta a tutti, per quello vai in palestra. La persona che sono oggi è anche frutto di ciò che mi è stato trasmesso. La costanza, le regole e l’impegno trasmesso con la danza sono i miei principi nella vita quotidiana e lo saranno anche per loro. Uso sempre un motto con i miei allievi “VOLERE È POTERE” ma sempre nel rispetto e nell’umiltà verso gli altri.
D: Per salutarci facciamo un salto all’attualità: secondo te i tanti talent televisivi degli ultimi anni hanno esaltato il valore della danza o in qualche modo l’hanno sminuito?
R: Qui avrei tantissimo da dire ma cercherò di essere sintetica. Se da un lato è vero che questi talent hanno messo in evidenza quello che è questo mondo, dall’ altro lo hanno anche sminuito. Non ci si può sentire arrivati solo perché si è partecipato ad un talent, infatti sono pochissimi gli eletti, quelli che poi trovano un lavoro. Questo non vuol dire che i talent non servono, spesso sono vetrina di successi, ma purtroppo anche di tanta arroganza e presunzione. Non si possono considerare i talent come punto d’arrivo perché non smetti mai di imparare. E’ giusto piuttosto considerarli come punto di partenza.